Ispirazione e produzione

di Alexander Larrarte
Storico e critico d'arte contemporanea

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Dotato di una mente spugnosa, uomo sicuro e determinato, occhi che osservano l’eco del tempo dove tutto si fa immagine nell’archivio della memoria. Eclettico e innovatore con propensioni filosofiche, studia continuamente la natura dell’uomo e la sua necessità di creare: cosa ha spinto chi per realizzare una tale forma, un tale oggetto?
Una curiosità che prende le forme di un tormento della creazione, dove la tela, dai confini così ristretti, non permette la soluzione dell’enigma.
Michele Giangrande abbandona sin da subito la pittura, rinunciando a ogni forma di astrazione e decorativismo, recupera le modalità del fare e la poetica del gesto:

«È evidente, guardando i miei lavori, che la manualità riveste un ruolo spesso determinante. In molti casi è dato caratterizzante, ma non vincolante. Provo un gran piacere nel realizzare con le mie mani le mie opere, ma nel tempo stesso non mi pongo assolutamente il problema del fatto a mano».

Un artista che nel corso degli anni svilupperà un pensiero - poetica - sempre più coerente, superando l’ostacolo dello stile e della tecnica, la sua attenzione si concentra sull’idea:

«Guardando i miei lavori è difficile non pensare al Ready Made di origine dadaista e duchampiana e/o all’object-trouvè di matrice surrealista. Le mie operazioni sono il risultato dell’assemblaggio di oggetti d’uso riconsiderati, ma anche la materica testimonianza di un circuito interpretativo. Ogni oggetto perde la propria funzione. Pennelli, cravatte, metri, candele, riviste, diventano mezzi creativi. Sono oggetti attraverso i quali è possibile realizzare l’opera d’arte, ma non la rappresentano».

L’arte si manifesta nell’atto della creazione e l’oggetto diviene la documentazione dell’atto. Giangrande crea un argine con la produzione del passato, sperimenta continuamente interrogando la materia e utilizzando, assemblando e manipolando oggetti e materiali, unendoli alla potenza e all’atto. Gli oggetti al termine della loro funzione ciclica, consumati, sono contenitori di storie personali. L’artista agisce su questi supporti creando un’ecologia dello sguardo, con un nuovo codice e un nuovo linguaggio. L’opera/oggetto diviene portatrice di un significato che viene via via arricchito dal vissuto dello spettatore che la osserva.
Profondamente legato alla sua terra, si nutre di tutta la cultura pugliese, delle sue storie e tradizioni, assorbe le energie dei luoghi.
Artista contemporaneo attento al classico e all’arcaico, attiva un rapporto armonico tra l’architettura dello spazio con l’architettura dell’essere umano e, con una sensibilità propria, si appropria della natura dei luoghi, ne legge il vissuto e la metabolizza attraverso affascinanti processi di analisi e associazioni favorendo la nascita dell’idea.

«Nella mia ricerca, di conseguenza nel mio lavoro, la componente spazio, quindi contesto, inteso non solo come dimensione, ma come luogo vivo, elemento dell’universo attraverso il quale ci muoviamo ed esistiamo, diviene componente fondamentale e indispensabile per la cosiddetta ispirazione creativa».

I luoghi primordiali, le prime esperienze e contatti tra uomo e natura, ispirano l’artista ad una ricerca continua di quella scintilla che si trasforma in visione e quella visione nella realizzazione dell’opera.
Dal rapporto tra uomo e natura e da come l’uomo ha interpretato i suoi segni, la realizzazione della serie Stones. Giangrande utilizza dei segni che la natura produce su dei sassi, trasformandole in forme geometriche complete e una di quelle forme si rivelerà una vera e propria ossessione.

«Ho un’ossessione: la ruota, il simbolo dell’inventiva umana e l’affine figura geometrica del cerchio. Il cerchio rappresenta la perfezione, la compiutezza, l’unione».

L’attenzione per il cerchio e la ruota ispirano la realizzazione degli Ingranaggi con figure totemiche diverse realizzate da scatole di cartone per imballaggi; l’ingranaggio utilizzato per il trasporto dell’energia è anche simbolo del lavoro sull’emblema della Repubblica Italiana.
Quella scintilla che l’artista cerca sempre di includere nei suoi lavori, diventa fuoco. Il fuoco riveste nella storia un ruolo che ha segnato la nostra evoluzione; elemento di distruzione e di rinascita, ha dato vita a una serie di miti e leggende, ma è anche l’elemento che segue la produzione dell’artista e con cui l’artista realizza l’opera FIRE WALK WITH ME (Fuoco su carta).

«Nell’oscurità di un futuro passato il mago desidera vedere. Non esiste un’opportunità tra questo mondo e l’altro
Fuoco cammina con me è […]».

Queste parole vengono pronunciate nel terzo episodio della prima stagione di Twin Peaks (il secondo episodio diretto da David Lynch), dall’iconico “Uomo senza braccio”, personaggio enigmatico e senza nome, in un sogno del protagonista della serie, Dale Cooper. Il monologo si conclude con la frase impenetrabile «fuoco cammina con me» scritta con il sangue su un foglio trovato sulla scena dell’omicidio di Laura Palmer.
L’opera di Giangrande riproduce in maniera identica la frase sopracitata così come si può’ vedere nell’episodio, ma in questo caso la scritta viene riprodotta con il fuoco.
Da sempre simbolo di energia, potenza, passione, sessualità, creatività, sacralità, il fuoco è elemento di studio e ricerca per l’arte e la storia; ma anche elemento alchemico di rituali tra sacro e profano. L’opera FIRE WALK WITH ME si insinua a metà strada tra questi due concetti e può essere interpretata con due, differenti e opposte, chiavi di lettura.
Il valore custodito da questa scritta riporta al “fuoco sacro”che si manifesterebbe all’interno della cripta ritenuta la tomba del Cristo nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. L’ignis sacer (fuoco sacro) è anche quello che brucia sulla pelle e che, appunto, - cammina - con chi ne è affetto (il più comune Fuoco di Sant’Antonio).
Michele Giangrande si ispira al mondo del cinema e nel suo percorso produce opere con una continua ibridazione e sconfinamento tra le arti, fino alla realizzazione della sua ultima mostra Bunker (2018), dove unisce installazioni site-specific, cinema, musica, teatro e la sua prima perfomance dalla violenta bellezza.

A noi non resta altro che chiederci: dove ci porterà l’arte di Michele Giangrande? 

Inspiration and production

by Alexander Larrarte
Historical and contemporary art critic

Gifted with a spongy mind, a confident and determined man, whose eyes observe the echo of time where everything becomes image in memory’s archive. A multifaceted and innovative man with philosophical propensities, who is always studying human nature and his/her need to create: what pushed who to create such a shape, such an object?
A curiosity which takes the form of a fixation with creating, where a canvas, with such narrow boundaries, does not lead to the solution to his riddle.
Michele Giangrande immediately abandons the art of painting, he gives up on every form of abstraction and decorativism, and gathers his operating methods and his gesture’s poetics:

«Looking at my works, it is clear that dexterity often plays a decisive role. In many instances it is a characterising requisite, but not binding. I get a great feeling from making my pieces with my own hands, but at the same time I am perfectly fine with  hand-made art».

He is an artist who develops a vision – his poetics – which becomes more and more coherent throughout the years; overcoming the obstacles of style and technique, his attention focuses on this idea:
                                                                                                      
«Looking at my works, it is hard not to think of Duchamp’s Dadaist readymades and/or surrealist objet-trouvé. My work is the result of the assembly of reconsidered everyday objects, but also the tactile testimony of a interpretive circuit. Every object loses its function. Brushes, ties, measuring tapes, candles, magazines turn into creative means. These are objects through which you can achieve the art piece, but they do not represent it».

Art manifests itself in the act of creation and the object becomes the proof of the act. Giangrande creates a bank with the production of the past, he is  constantly experimenting questioning matter and using, assembling and moulding objects and materials, combining them with power and the act. Once objects come to the end of their cyclical function, once consumed, they become recipients of personal stories. The artist operates on these supports creating an ecology of the sight, with a new code and a new language. The piece/object turns into the bearer of a meaning which is constantly being enriched by the subjective experience of  the spectator observing it.
Profoundly bound to his homeland, he feeds on the whole Apulian culture, his stories and traditions, he feeds off the energy of its places.
As a contemporary artist, dedicated to what is classic and archaic, he establishes an harmonious relationship between space architecture and human architecture and, with his signature sensibility, he appropriates the nature of places, he reads its experience and he elaborates it through fascinating analytical processes and associations leading to the birth of an idea.

«In my search, consequently in my job, the component of the space, therefore of the context, meant not only as dimension, but also as a living place, element of the universe through which we move and exist, becomes a fundamental and indispensable component of  the so-called creative inspiration».

Primeval places, the first experiences and contacts between man and nature are what inspire the artist in an ongoing search of that spark which turns into vision and then that vision turns into the creation of his works of art.
Inspired by the relationship between human beings and nature and how men interpreted its signs, he achieves the Stones series. Giangrande uses marks produced by nature onto some stones, transforming them into completed geometric shapes, and one of those shapes will turn out to be a real fixation.

«I have an obsession: the wheel, the symbol of human inventiveness and the similar geometric figure of the circle. The circle represents perfection, completeness, cohesion».

The attention to the circle and the wheel inspires the creation of Gears with different figures representing some totems made out of cardboard boxes for packaging; the gearwheel used for energy transportation is also the emblem of work in the Italian Republic’s symbol.
That spark the artist is always trying to include in his works, becomes fire. Throughout history, fire plays a role which marked our evolution; being an element of destruction and renaissance, fire has given birth to a number of myths and legends, but it is also the element which follows the artist’s production and with which the artist achieves the work of art called FIRE WALK WITH ME (Fire on paper).

«Through the darkness of future past, the magician longs to see. One chance between this world and the next one does not exist
Fire walk with me is […]».

These words are pronounced in the third episode of the first season of Twin Peaks (of which the second episode is directed by David Lynch), by the iconic “One Armed Man”, enigmatic and unnamed character, in a dream of the protagonist of the series, Dale Cooper. The monologue ends with the impenetrable sentence «fire walk with me» written in blood onto a sheet of paper found at the scene of Laura Palmer’s murder.
Giangrande’s work of art identically reproduces the above-mentioned phrase as you can tell by the episode, but in this case the writing is reproduced with fire.
Always being a symbol of energy, power, passion, sexuality, creativity, sacredness, fire is an element of study and research for art and history, but also an alchemical element of rituals between the sacred and the profane. The piece FIRE WALK WITH ME insinuates itself halfway between these two concepts and can be interpreted with two, different and opposed, keys to interpretation.
The value embedded in this writing leads us back to the “sacred fire”which theoretically manifests itself inside the crypt regarded as Christ’s tomb at the Church of the Holy Sepulchre of Jerusalem. The ignis sacer (sacred fire) is also the fire burning on your skin and which, indeed, - walks – with those who are affected by it (the more common shingles).
Michele Giangrande is inspired by the world of cinema and during his journey he produces works with a continuous hybridization and digression among arts,  until the achievement of his last exhibit called Bunker (2018), where he combines site-specific installations, cinema, music, theatre and his first performance of extreme beauty.